Palazzo Ruffo di Bagnara
L'edificio fu progettato dal Sanfelice nel 1720 e rappresenta una superba manifestazione del genio sanfeliciano. Il palazzo venne costruito per volontà  di Paolo Ruffo, duca di Bagnara.
Si presenta come un blocco rettangolare regolare di notevoli dimensioni ed è diviso in tre piani.
Le sezioni sono scandite da paraste ioniche scanalate e terminanti con un grosso dado poggiante sulla sezione del piano terra, tutto decorato in bugnato liscio, fino alla sommità dei portali.
Le paraste sorreggono un architrave decorato con delle grosse mensole aggettanti che reggono il cornicione ed il soffitto.
I tre eleganti portali sono incorniciati da due colonne ioniche poggiate su grossi dadi che sostengono delle mensole.Un certo numero di mensole si distaccano appena sopra l'arco a tutto sesto e reggono i balconi del piano nobile.
Il piano nobile è caratterizzato da luci architravate sormontate da eleganti timpani triangolari.
In corrispondenza dei portali d'ingresso le finestre recano un timpano circolare spezzato sovrapposto ad un timpano lineare formato da abaco, gola rovesciata e cimacio; al centro del timpano spezzato della finestra vi è un'imponente stemma gentilizio in altorilievo sorretto da due grifoni rampanti e sormontato da una corona che svetta oltre la chiave di volta.
Un effetto luministico di evidente matrice sanfeliciana.
La finestra è incorniciata da due coppie di pilastri corinzi, ognuna delle quali è in corrispondenza della base dei due diversi timpani sovrapposti.
Il pilastro esterno è una lesena, mentre il secondo è una vera e propria colonna alveolata.
Fra il primo e il secondo piano sono degli oculi ciechi con funzione decorativa.
Le finestre del secondo piano sono sobrie e decorate con una semplice cornice a singola modanatura.
Alle spalle si estendeva l'area del giardino, alla quale si accedeva attraverso una serie di spazi, disposti secondo la sequenza: androne - cortile - giardino.
Grazie a tale disposizione l'edificio conservava sia il rapporto con le ville vicine e con la vita della strada, sia il rapporto con il verde, presentando contestualmente prerogative di palazzo cittadino e di villa.
Superato il portale del n. 73, sormontato dallo stemma della famiglia Ruffo, si accede ad un androne coperto da una volta a botte cassettonata a motivi geometrici a forma esagonale e romboidale.
Alla fine dell'androne, sulla parete sinistra, vi è posta una lapide eretta per commemorare la costruzione dell'edificio.
Come evidenziato da Beniamino Ascione, la data 1521, riportata in fondo alla lapide, è inesatta, poichè Paolo Ruffo e sua moglie Alfonsina vissero tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo.
Sulla parete destra vi è la lapide posta da Vincenzo Ruffo a memoria delle trasformazioni subite dall'edificio nel XIX secolo.
Il cortile è recintato da due muri curvilinei; sul lato sinistro è disposta una rampa che conduceva alle antiche stalle, mentre al centro partiva il viale d'accesso al giardino.
Quest'ultimo, in origine, giungeva fino al mare, dove sorgeva anche un finto castello rustico, demolito nel 1942 per far posto ad una batteria contraerea.
Al termine di una scala di tufo, ad un livello molto più basso di quello del terreno circostante, si trovava la famosa fonte d'acqua potabile, uno delle quattro esistenti a Portici.
Oggi, l'area un tempo occupata dal giardino è stata lottizzata e nel luogo dove sorgeva l'antico castello vi è stato costruito l'istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici.
La facciata interna, che porta i segni del tempo, lascia ancora intuire i segni dell'antico splendore.
La terrazza del piano nobile, che doveva essere posta in corrispondenza del salone delle feste, disponendosi lungo l'intera lunghezza dell'edificio, consentiva di godere di una splendida visione panoramica del giardino e del golfo di Napoli.
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