Villa Nava
Attorno all'anno 1530 si stabilì a Portici il calabrese Bernardino Martirano, letterato e avventuriero.
Era stato segretario del viceregno e investì le sue ricchezze nella costruzione di una fantastica villa a Pietrabianca, lungo l'attuale corso Garibaldi, verso Croce del Lagno.
Oggi la chiamano Villa Nava e l'antica opulenza è irriconoscibile.
Era punteggiata di statue antiche, immersa nel verde di fronte a un panorama mozzafiato.
Strepitoso il Ninfeo: un portico decorato da migliaia di conchiglie marine, pavimento di marmo, dotato di sale da bagno per immergersi nell'acqua della vicina sorgente.
Un'acqua per giunta salutare, digestiva e lassativa.
Veniva da una delle tante fonti che resero fertile Portici.
Il popolo, affascinato dalla sorgente, storpiò il complicato nome della villa in Sguazzaturo.
Nei giardini, tra lapidi e mezzobusti ercolanesi, all'ombra di una pianta gigantesca o del loggiato con colonne arebescate, passeggiarono ospiti eccellenti del mecenate e del suo fratello più giovane, Coriolano, anch'egli poeta e letterato.
Vennero, tra tanti, Transillo Venosino che celebrò il suo anfitrione nelle Stanze, Bernardino Telesio, lo scultore Giovanni Merliani, meglio conosciuto come Giovanni da Nola, Bernardino Rota che elogiò in versi latini tutte le specialità  della zona, compresi i mirti porticesi.
Tra un ricevimento e l'altro, Martirano trovò il tempo di completare il Polifemo.
Ma non si occuparono soltanto di versi e di belle lettere, gli ospiti di Villa Leucopetra.
Le Leggi speciali (e antifemminili) incise sotto gli archi del Ninfeo fanno intendere che essi praticassero generosamente la rima amore-cuore con giovani di bello aspetto.
Villa Leucopetra ospitò nel 1535 il re di Napoli Carlo V, egli si fermò per tre giorni.
Pescò nel mare del granatello, cacciò nel bosco delle Mortelle.
Carlo V donò a Martirano un Crocifisso scolpito con cruenta precisione da Giovanni da Nola, che fu posto nella cappella.
Caratteristica di tale Crocifisso risiede nel fatto che un alluce è come ritirato nel legno.
La leggenda vuole che sia il segno di un miracolo: il dito era stato avvelenato da un rivale del Martirano, ma il Redentore sottraendolo al devoto bacio del mecenate, ne impedì la morte.
Secondo una variante, l'alluce fu invece ritratto davanti a un falso cristiano, indegno di baciarlo.
Della grandezza di Villa Leucopetra rimane una lapide accanto al portone, sbiadita dal tempo e incisa in latino.
Sostanzialmente è traducibile così: "Fermati viandante, e ammira questo nobile palazzo in cui Carlo V imperatore romano felicemente trascorse tre lieti giorni nel seno di Leucopetra.
Deponi un fiore, e salute."
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