Reggia di Portici
I sovrani Carlo III di Borbone e la sua consorte Maria Amalia di Sassonia, invitati dal principe di Elboeuf Emanuele Maurizio di Lorena presso la sua villa a Portici, rimasero impressionati dall'amenità del luogo, che decisero di farvi costruire, di lì a poco, un palazzo che potesse ospitarli come dimora ufficiale.
I lavori iniziarono nel 1738 sotto la direzione di Antonio Canevari, richiamato in Italia proprio da Carlo di Borbone per dare seguito, assieme ad altri architetti di fama dell'epoca, al suo ambizioso programma di opere pubbliche e di rappresentanza nel Regno di Napoli.
Nell’elenco degli artisti che lavorarono per la costruenda reggia vanno ricordati il pittore Giuseppe Bonito, che decorò le sale del palazzo mentre, le sculture della Reggia e le statue che furono messe nel parco furono realizzate con marmi di Carrara dallo lo scultore Joseph Canart.
Da base architettonica per la costruzione della reggia funsero una serie di palazzi e dimore nobiliari preesistenti (ed espropriati); ciò comportò anche una serie di opere di scavo che portarono al ritrovamento di numerose opere d'arte di elevato valore archeologico, tra cui un vero e proprio tempio con 24 colonne di marmo.
Le opere furono momentaneamente sistemate in un museo allestito per l'occasione, il Museo di Portici, annesso alla Accademia Ercolanese, luogo di deposito dei reperti provenienti dagli Scavi archeologici di Ercolano.
La realizzazione del nuovo palazzo reale terminò nel 1742.
Le dimensioni non vastissime della Reggia, stimolarono la costruzione di numerose altre dimore storiche nelle vicinanze, nate col scopo di ospitare la corte reale che non poteva essere ospitata pienamente nella reggia porticese.
Il complesso di queste ville prende il nome di Miglio d’oro.
Con la rivoluzione francese, nel 1799, la corte reale fuggì a Palermo portando con sè 60 casse piene di numerosi reperti; nel 1806, in occasione della nuova fuga, furono portate via altre 11 casse di antichità.
Negli anni successivi, Giuseppe Bonaparte ordinò il trasporto delle antichità rimaste a Portici nel Museo di Napoli.
In occasione del rientro a Napoli della corte borbonica avvenuto nel 1818, le casse conservate a Palermo furono trasferite nel nuovo museo di Napoli. Il Museo di Portici trovò così la sua fine, anche se il trasferimento delle pitture parietali venne concluso solo nel 1827.
Ad arredare ex novo la reggia con mobilio francese fu Gioacchino Murat mentre, sotto il regno di Federico II di Borbone, la reggia viene collegata con la ferrovia Napoli-Portici ed inoltre tra i vari ospiti spicca il nome del Pontefice Pio IX.
Dal punto di vista architettonico, la reggia presenta una ampia e maestosa facciata terrazzata e munita di balaustre, a pianta quadrangolare e, l'atrio attraverso cui vi si accedeva da una cancellata in ferro prima e successivamente, grazie alla cosiddetta Strada delle Calabrie (oggi via Università) che andava a tagliare in due il parco, è sostenuto da nove volte a pilastri.
Il cortile del palazzo presenta sul lato sinistro la Caserma delle Guardie Reali e la Cappella Palatina (1749), mentre un maestoso scalone (1741) conduce dal vestibolo al primo piano, dove si trova l'appartamento di Carolina Bonaparte.
Da rilevare anche il riccamente decorato salottino Luigi XIV. Infine, non si può non ricordare il boudoir della regina Maria Amalia di Sassonia - rimontato nel 1866 nella Reggia di Capodimonte a Napoli, ma concepito per il palazzo di Portici - le cui pareti sono decorate in porcellana di Capodimonte (di cui la sovrana era estimatrice).
Il bosco della reggia che si estendeva dalla zona di Pugliano, lato Vesuvio sin giù al Granatello, verso il mare è suddiviso in una zona superiore ed una inferiore.
Ampi viali contornati di giardini all'inglese fanno da sfondo ad opere d'arte tra cui vanno annoverate la Fontana delle Sirene, il Chiosco di Re Carlo e la Fontana dei Cigni e persino un anfiteatro.
All'interno del parco fu anche allestito uno zoo con specie di animali esotici che il sovrano Ferdinando IV volle far giungere dall'estero.
Attualmente presso la zona che va verso il Granatello si possono notare rilevanti ristrutturazioni, in seguito all'eliminazione di un'ampia macchia di bosco per l'inserimento di un tappeto erboso.
Oggi la reggia ospita la sede della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II".
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